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RACCONTO DI DUE CITTA': ESSAOUIRA
MARIO CONTI - ANTONIO ISCA
Marrakech è frenesia mercantile, Essaouira contemplazione.
A tre ore d’auto, Essaouira ti restituisce lo spazio e il tempo. Guarda all’oceano dai suoi bastioni possenti, rivà con la mente agli anni di Mogador, alla comunità cosmopolita che vi stazionava, intorno al grande porto di scambio con l’Europa e le Americhe, finestra sul mondo delle carovane provenienti da Timbuctù.
Onde rabbiose sembrano voler divorare la costa; eppure, la contemplazione di questa forza imponente invita al silenzio e spinge all'oblio.
Ritmi lenti e tempi sospesi. Verso il porto, laborioso e vivace, si snoda un dedalo di stradine lastricate, bordate di case intonacate a calce, bianche e azzurre; dai muri scrostati emergono strane policromie, astratti affreschi che non ci stanchiamo di ritrarre.
Oziose e raffinate atmosfere coloniali, dove anche i traffici sembrano non avere più fretta e le merci percorrono le vie di una città capace di amministrare con serenità asset tranquillizzanti: la poderosa flotta da pesca, l’estrazione dell’olio di argan; e soprattutto il turismo colto, che di giorno va per antiquari e rigattieri e di sera per ristoranti di tendenza. Nel fascinoso e molto fané Café de France i viaggiatori si intersecano (senza mischiarsi) coi maschi locali.
Anche le vie della medina non replicano la concitazione a cui le altre città ci hanno abituato: la città è animata, ma non di caotico brulichio; perfino il commercio è rilassato, si fa la spesa per il corpo e per lo spirito.
Sarà l’orizzonte dell’Atlantico, sarà l’eco della dominazione portoghese, ma qui si respira una saudade; che verso il tramonto raggiunge il suo acme.
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